PENA DI MORTE (parte seconda)
Volevo citare alcuni illustri personaggi che, nel corso dei secoli, hanno preso una posizione e hanno scritto opere e saggi riguardo alla pena di morte. Queste loro argomentazioni sono sempre molto attuali e possono sicuramente aiutarci a riflettere su un tema urgente come quello della pena di morte. Dico urgente perchè sono ancora una cinquantina i paesi che mantengono la pena di morte.
Beccaria, Dei delitti e delle pene (1764)
- “Parmi un assurdo che le leggi che sono l’espressione della pubblica volontà, che detestano e che puniscono l’omicidio, ne commettano uno esse medesime e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinano un pubblico assassinio”.
- La pena di morte non è “né utile né necessaria”.
- ”Uno dei più gran freni dei delitti non è la crudeltà delle pene, ma l’infallibilità di esse”.....”non è il terribile ma passeggero spettacolo della morte di uno scellerato, ma il lungo e stentato esempio di un uomo privo di libertà che è il freno più forte contro i delitti”
Robespierre, più tardi, nel suo Discorso contro la pena di morte, metterà in evidenza l’irreversibilità degli errori giudiziari e scriverà, appunto, che la società non può dare la morte ad un uomo condannato da altri uomini soggetti a sbagliare.
Dostoevskij, ne L’idiota (pubblicato nel 1868), affronta il tema della pena di morte.
Mentre il principe Myskin parla con il servitore, in attesa di essere accolto dal generale Epancin, la conversazione cade sulla pena di morte e Dostoevskij mette in bocca al principe le parole:
“è una terribile ingiustizia compiuta su un’anima umana, e nient’altro! Sta scritto – non uccidere-, e invece, siccome ha ucciso, uccidono anche lui.. secondo me, uccidere perché si è ucciso rappresenta una punizione incomparabilmente più terribile dello stesso delitto commesso. Venire giustiziato in base a un verdetto è molto più terribile che venire ucciso dai briganti”